Ed è ormai gennaio…

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Gennaio è arrivato…atteso, invocato, cercato…
In un momento storico in cui le certezze non esistono più e il tempo ha assunto una connotazione tutta particolare, ecco gennaio, nuovamente qui, seguito dalle quattro cifre di un nuovo anno: 2021.

La neve è scesa copiosa in questi primi giorni dell’anno e camminare per i boschi completamente attorniati da questo candore è qualcosa di eccezionale, di mozzafiato.

Il freddo pungente si sente nelle narici e ogni inspirazione è un’opportunità per tornare a me, al qui e ora.

Non esiste null’altro che questo momento. Ferma, sulle gambe un po’ affaticate dopo la camminata, sola nel silenzio del bosco innevato e completamente bianco. Solo io, la neve, gli alberi e … il silenzio. Un silenzio che mi sorregge in uno spazio di profonda calma, una calma che si espande e diffonde in tutto il corpo, avvolto nella giacca a vento che sviluppa una sorta di calore interno.

È pura bellezza. Il tempo e lo spazio non esistono più!

Tutto il marasma che mi riempie la testa di pensieri in questi giorni cosi convulsi è improvvisamente fermo, silenzioso.

Il momento assurdo che stiamo vivendo, le stranezze immani che il governo sta creando una dopo l’altra, chiusure, allontanamenti delle persone, base perfetta per una crisi economica di dimensioni immani…oltre che la premessa quasi certa di un elevato numero di persone disturbate psichicamente, in un attimo è come se non ci fossero più, come se tutto si fosse fermato.

Eppure, ad ascoltare bene, il punto sembra essere uno solo… il qui e ora!

Il ritornare al CHI, chi osserva tutto questo? chi si arrabbia nell’osservare la situazione? chi si sente impotente? chi vede tutto quanto?

CHI

Una parola tanto piccola quanto potente! Quello stesso CHI che mi permette di abbracciare totalmente la pace profonda che arriva nello stare nel bosco, tra la neve candida e il silenzio…

Quel CHI che costantemente ritorna e mi riporta al momento presente, l’unico momento che sia davvero reale, esistente!

Tempo bianco

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E’ un tempo bianco….un tempo in cui tutto è fermo e sospeso…

Mi ritrovo a vivere su due livelli… Uno prettamente materiale in cui tutto questo scombussolamento da chiusure e tentativi anche un po’ goffi di creare panico mi lascia interdetta e attonita, l’altro in cui risiedo nel silenzio dell’anima, godendo di ogni infinito secondo.

È un tempo in cui vedere le lotte intestine dell’ego per voler “vincere”, emergere, dire la mia e voler far si che sia ascoltata, sono io ad avere la verità, unica e sola. Voi, li intorno, non avete compreso cosa sta succedendo e quindi…come potete anche solo pensare di vivere una vita piena e di trovare delle risposte alla situazione.

Uno strazio interiore, un senso di oppressione, soffocamento, solitudine ampia e infinita, proprio come il panorama in cui la vista si perde. Un senso di “non essere capita” che schiaccia il mio petto, le mie costole, togliendo il respiro. È la sensazione di “ma come è possibile, è cosi chiaro che ci stanno trattando cosi e cosi e che un domani i miei nipoti saranno sottomessi a un potere più grande e schiavizzati, incapaci di reagire ad alcun’che”…

E’ paura, si, immensa! No! non della morte, quella è un pezzo già messo in nota, parte della vita…è paura di vedere la mia libertà negata, di non poter rispondere a un sopruso (vero o presunto), è paura di vedere che nessuno verrà a difendere le mie posizioni perchè ognuno sarà lontano, incapace e privo di volontà di accorere.

E’ paura di rimanere sola, di vedermi sola, perchè già cosi mi vedo…cosi mi sento…sola in mezzo a masse grigie di persone accomunate da regole imposte….

E’ paura di perdere delle possibilità, di viaggiare, di andare, di conoscere e vivere gli ultimi spazi della mia vita in luoghi diversi con persone diverse. E’ paura di non poter più giocare con tutte le pedine o con tutti i giocatori, quasi la squadra fosse stata dimezzata da infortuni e esplusioni.

E’ paura di dover realizzare dei sogni, dei sogni che sono li da un po’ troppo tempo…

E’ paura di vedermi iniettato in corpo un vaccino che non conosco, una sostanza di cui non ho chiaro cosa sia, cosa faccia….quali effetti possa provocare sul materiale umano…

E’ paura di incontrare una cattiveria vasta, presente in ogni cuore umano ma che emerge devastante in alcuni casi, riversandosi verso i propri simili.

Ed è anche un tempo in cui vedere e ascoltare l’altra voce che invita al silenzio e al rimanere qui e ora.

Un tempo in cui realizzare come…l’immagine del mondo sia legata a idee, a concetti, a qualcosa che mi è stato detto o imposto da fuori.

Un tempo in cui ascoltare più in profondità il mio sentire, il mio desiderio e il contemporaneo poter “stare” con quello che c’è.

Un tempo per lasciare andare, per accogliere, per adagiarmi nella fiducia di una comprensione più ampia e vasta che l’universo ha rispetto al mio piccolo e limitato punto di vista, proprio come nella fotografia…da un teleobiettivo che si fissa sul particolare a un grandangolo capace di inquadrare tutta la scena.