Pandemia?

Generale

Pandemia: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (su cui occorrerebbe aprire un capitolo a sè) dà questa definizione:

Cos’è una pandemia?

24 febbraio 2010

Una pandemia è la diffusione mondiale di una nuova malattia.

Una pandemia di influenza si verifica quando un nuovo virus dell’influenza emerge e si diffonde in tutto il mondo, e la maggior parte delle persone non ha l’immunità. I virus che hanno causato le pandemie passate hanno in genere origine da virus influenzali animali.

Alcuni aspetti delle pandemie influenzali possono apparire simili all’influenza stagionale, mentre altre caratteristiche possono essere molto diverse. Per esempio, sia l’influenza stagionale che quella pandemica possono causare infezioni in tutti i gruppi di età, e la maggior parte dei casi risulterà in una malattia auto-limitata in cui la persona si riprende completamente senza trattamento. Tuttavia, la tipica influenza stagionale causa la maggior parte dei decessi tra gli anziani, mentre altri casi gravi si verificano più comunemente in persone con una varietà di condizioni mediche.

Al contrario, questa pandemia H1N1 ha causato la maggior parte della sua malattia grave o mortale nelle persone più giovani, sia quelle con condizioni croniche che le persone sane, e ha causato molti più casi di polmonite virale di quanto si veda normalmente con l’influenza stagionale.

Sia per l’influenza stagionale che per quella pandemica, il numero totale di persone che si ammalano gravemente può variare. Tuttavia, l’impatto o la gravità tende ad essere maggiore nelle pandemie, in parte a causa del numero molto maggiore di persone nella popolazione che non hanno un’immunità preesistente al nuovo virus. Quando una grande porzione della popolazione viene infettata, anche se la proporzione di quelli infettati che sviluppano una malattia grave è piccola, il numero totale di casi gravi può essere abbastanza grande.

Sia per l’influenza stagionale che per quella pandemica, ci si aspetta che i livelli più alti di attività si verifichino nel periodo abituale della stagione influenzale di una zona. (Nelle zone a clima temperato, questo è di solito i mesi invernali, per esempio). Ma come si è visto con l’attuale pandemia H1N1, le pandemie possono avere modelli epidemiologici insoliti e grandi focolai possono verificarsi nei mesi estivi.

Ora, a ben leggere quello che il data febbraio 2010 scrive l’OMS, non è tanto il numero di morti quanto il numero di contagi a essere preso in considerazione.

Partendo quindi dal principio che il numero di contagi non è necessariamente legato ad un elevato numero di morti, quello che viene da considerare è semplicemente la diffusione su vasta scala.

In aggiunta, andando a “spulciare” i dati ISTAT relativi all’anno 2020 emergono dei dati interessanti, cosi come anche Mitdolcino analizza con molta chiarezza e dovizia di particolari nel suo blog (https://www.mittdolcino.com/2021/01/19/i-numeri-del-covid-alias-pataccavirus-purtroppo-troppe-cose-non-tornano/ ).
Nel valutare i numeri emerge come rispetto alla media degli ultimi 5 anni ci sia un aumento della mortalità di 1.11%, un dato assai basso per poter parlare di strage o simili.
Aggiungo: in quel 1,11% sono inclusi i morti per patologie pregresse (elevata percentuale ma classificati CON Covid grazie anche a tamponi altamente fallaci come ammesso recentemente dall’OMS – vedi link https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2020/12/20/oms-con-i-reagenti-rt-pcr-rischio-elevato-di-falsi-risultati-sars-cov-2/) e morti per suicidio (dovuto a perdita del lavoro, confino in casa, etc) e mancata cura di malattie specifiche (pazienti oncologici, ematici, patologie diverse che richiedono cure costanti e continuo monitoraggio).

https://www.thegatewaypundit.com/2021/01/hour-joe-biden-sworn-admits-testing-grossly-overstates-individuals-testing-positive-covid/

Quindi, a ben guardare, la domanda che sorge è: “E’ davvero cosi grave la situazione da dover bloccare l’intero sistema mondiale o c’è qualcosa che non ci dicono?”

A mio avviso la pandemia è proprio solo riferita a numeri di persone colpite, mentre la vera pandemia che mi viene da ravvisare è quella dei cervelli, talmente assuefatti da spot televisivi e dei media che una percentuale elevatissima di persone si è ritrovata incapace di intendere e di volere. Una magistrale opera PNL.

Tra questi includerei anche le forze dell’ordine, incapaci di cogliere quanto il loro lavoro fosse e sia tuttora anticostituzionale (violazione di diversi articoli costituzionali a partire dall’ art 13) e perseguibile penalmente (violazione della libertà personale), e medici e infermieri ormai convinti dal sistema Big Pharma che l’uomo non sia in grado di sviluppare un sistema immunitario adatto a sopravvivere e che l’unica soluzione sia la chimica.

Ho già espresso altre volte l’idea che ormai è sempre più radicata di come a mio avviso i termini

medico – farmacista – pusher

siano sinonimi, tutti spacciano chimicaglie.

Pochi sono rimasti, i medici, seppur sempre di più stiano emergendo, in grado di condurre la professione medica secondo il giuramento di Ippocrate, curandosi del paziente e non degli interessi di Big Pharma o delle intimidazioni di chicchessia.

Tra questi vorrei citare Montanari, Amici e tutti i medici di base che, nonostante la contestatissima circolare del Ministero della Sanità del 22 febbraio 2020 in cui i medici del territorio sono estromessi dalla cura dei pazienti, si sono rimboccati le maniche, sono scesi in campo e hanno visitato e curato tutti i loro pazienti con terapie domiciliari di pieno successo (molto più degli ospedali, svantaggiati questi ultimi dalle mancate cure dei medici di base che portavano i pazienti ormai in condizioni critiche a rivolgersi ai PS).

Influenza, Better Known as the Flu - Southwest Family ...

Vi aggiungo qui sotto una breve descrizione da parte di un medico di base dei fatti avvenuti nel febbraio 2020 – a perenne memoria.

Noi medici di medicina generale, tutti gli anni, generalmente da ottobre a marzo, vediamo polmoniti interstiziali, polmoniti atipiche. E tutti gli anni le trattiamo con antibiotico. Si tratta di pazienti che vengono in ambulatorio con sintomi simil-influenzali – tosse, febbre, poi compare “senso di affanno” – che non si esauriscono nell’arco di qualche giorno. La valutazione del paziente e l’evoluzione clinica depongono per forme batteriche; si dà loro un antibiotico macrolide (e nei casi più complicati del cortisone) e, nell’arco di qualche giorno, si riprendono egregiamente con completa risoluzione dei sintomi.

Quest’anno non è andata così… Il 22 febbraio di quest’anno è stata comunicata la circolazione di un nuovo coronavirus. Il Ministero della Salute ha mandato un’ordinanza a tutti noi medici del territorio, dicendoci sostanzialmente che eravamo di fronte a un nuovo virus, sconosciuto, per il quale non esisteva alcuna terapia. La cosa paradossale è che fino a quel giorno avevamo gestito i medesimi pazienti con successo, senza affollare ospedali e terapie intensive; ma da quel momento si è deciso che tutto quello che avevamo fatto fino ad allora non poteva più funzionare. Non era più possibile un approccio clinico/terapeutico. Noi, medici di Medicina generale, dovevamo da allora delegare al dipartimento di Sanità Pubblica, che non fa clinica, ma una sorveglianza di tipo epidemiologico; potevamo vedere i pazienti solamente se in possesso di mascherina FFP2, che io ho potuto ritirare all’ASL solo il 30 di marzo. Ma c’è una cosa più grave.

Nella circolare ministeriale, il Ministro della Sanità ci dava le seguenti indicazioni su come approcciarci ai malati: isolamento e riduzione dei contatti, uso dei vari DPI, disincentivazione delle iniziative di ricorso autonomo ai servizi sanitari, al pronto soccorso, al medico di medicina generale. Dunque, le persone che stavano male erano isolate; e, cosa ancora più grave, il numero di pubblica utilità previsto non rispondeva. Tutti i pazienti lamentavano che non rispondeva nessuno; io stessa ho provato a chiamare il 1500 senza successo. Un ministro della salute che si accinge ad affrontare una emergenza sanitaria prevede che i numeri di pubblica utilità non rispondano?

Un disastro.

In sintesi: le polmoniti atipiche non sono state più trattate con antibiotico, i pazienti lasciati soli, abbandonati a se stessi a domicilio. Ovviamente dopo 7-10 giorni, con la cascata di citochine e l’amplificazione del processo infiammatorio, arrivavano in ospedale in fin di vita. Poi, la ventilazione meccanica ha fatto il resto.

Io ho continuato a fare quello che ho sempre fatto, rischiando anche denunce per epidemia colposa, e non ho avuto né un decesso, né un ricovero in terapia intensiva. Ho parlato con una collega di Bergamo e un altro collega di Bologna, che hanno continuato a lavorare nel medesimo modo, e nessuno di noi ha avuto decessi e ricoveri in terapia intensiva. Anche l’OMS ha dato indicazioni problematiche: nelle prime fasi della malattia ha previsto solo l’isolamento domiciliare, nella seconda e terza fase, quindi condizioni di gravità moderata e severa, l’unico approccio terapeutico previsto doveva essere l’ossigenoterapia e la ventilazione meccanica. A mio modo di vedere c’è una responsabilità anche dell’OMS, perché non ha dato facoltà al medico di valutare clinicamente il paziente.

Per oggi mi fermo qui…il resto, un altro po’, domani!
buona lettura!